Molti giocatori considerano Dark Souls il miglior videogioco di tutti i tempi: questo potrebbe bastare a rispondere alla nostra domanda. Ma vogliamo andare più a fondo e guardare da vicino il mondo oscuro e misterioso di questo gameplay così longevo.
Perché Darks Souls è così amato?
Credo che una delle ragioni risieda nella sua difficoltà. È paradossale, ma l’impegno che serve per giocare a Dark Souls ci fa amare moltissimo questo gioco. Forse non tutti gli appassionati saranno d’accordo con quello che dico, perché se è indiscutibile che il gioco sia ostico in alcune sue parti, è anche vero che non è mai ingiusto e che la narrativa fila bene e non ci lascia mai contrariati.
Nemici intelligenti per giocatori scaltri
Quando parlo della difficoltà di gioco che ho riscontrato in Dark Souls, mi riferisco più che altro alle meccaniche di combattimento e alle battaglie contro i nemici, che sanno sempre colpire molto duramente e sono dotati di un’intelligenza straordinaria, soprattutto nei movimenti. Senza contare che cambiano schema d’attacco ogni volta, lasciandoci a bocca aperta come non avevo mai visto in nessun altro videogame. Una cosa non da poco, per un gioco in cui le battaglie sono all’ordine del giorno.
Ambientazioni e oggetti che parlano
Il filmato di apertura vale da solo il prezzo del biglietto, e a questo si unisce una narrazione sia video che audio al tempo stesso leggera e intensa. I dialoghi sono spesso fitti di mistero e gli oggetti diventano veri e propri checkpoint narrativi, come quando troviamo in una cassa l’armatura e le armi del nostro compagno Tarkus – un modo unico per segnalarci la fine prematura del nostro compagno di avventure.
Trama fitta raccontata con sensibilità
Dark Souls è pieno di momenti toccanti, durante i quali i fili della narrazione sembrano come sospesi nell’aria, mossi da una mano delicata come il vento, alternati a scosse violente che determinano i temi centrali del gioco: la morte e la disperazione. Questo gioco non ci trascina, ma ci lascia liberi di andare dove vogliamo: siamo noi giocatori che decidiamo sempre, inesorabilmente, di seguire la narrazione passo dopo passo.
Giocabilità, meccaniche di battaglia e soddisfazione
Uno dei fattori che secondo me incidono molto sulla considerazione che abbiamo di Dark Souls, che ce lo fa amare più di altri videogiochi, è la soddisfazione che sentiamo dopo la vittoria: quando finalmente riusciamo a battere un boss, siamo davvero fieri di noi stessi. I combattimenti sono davvero epici!
In Dark Souls non possiamo mai sentirci al sicuro.
Se all’inizio del gioco vediamo i soliti castelli con draghi e cavalieri, man mano che andiamo avanti il mondo inizia a cambiare, soprattutto quando entriamo nel Darkroot Garden, una delle aree più belle del gioco, e andiamo ad affrontare mostri fantastici, luoghi inquietanti e personaggi oscuri. È proprio quando ci sentiamo al sicuro, in un’ambientazione accogliente, che dobbiamo preoccuparci, perché da un momento all’altro la nostra quiete sarà turbata senza alcuna avvisaglia.
Insomma, di sicuro fra dieci anni staremo ancora parlando di Dark Souls, probabilmente anche fra 20 o fra 30, non a caso nel gioco ci viene detto che la storia si ripete. Ma non vale per tutto, perché in realtà non ci sarà mai più un gioco come questo.